/Anno
2013-2014
/Partner
Fondazione Crt | Fondazione Isi | Politecnico di Torino
/Risultati
• Il rapporto di ricerca
/Tag
competenze, creatività, formazione, innovazione
/Condividi
Chi sono i giovani professionisti del mondo della creatività e del digitale? Come operano e quale cultura professionale condividono? Che problemi affrontano e quali traguardi immaginano per il proprio futuro? Questa ricerca mette a fuoco il rapporto tra queste forze professionali e lo sviluppo locale, per stimolare una riflessione sulle politiche di sostegno a tali professioni.
Le prospettive delle professioni creative digitali (come lo sviluppo di web e app, il visual e graphic design, il videomaking, l’animation, la digital music o la digital interaction) sembrano monopolizzare il dibattito sulle possibili vie di uscita dalla crisi, declinandosi secondo sfumature diverse: se ne parla talvolta come un’articolazione della economia della conoscenza, talvolta come una esplicazione delle industrie creative, talvolta ancora riferendosi alle cosiddette città creative e alla creative class.
Molti sono i modelli in uso per definire i confini di tali settori, dunque per valutare il loro peso all’interno del sistema economico, globale e locale. Alcuni elementi comuni sembrano caratterizzare in modo trasversale le pur diverse professioni del digitale, per esempio l’apprendimento basato sul learning by doing, la prevalenza di una dimensione collettiva nello svolgimento della professione, l’importanza delle reti sociali a tutti i livelli delle prassi professionali (non solo per la promozione del proprio lavoro), la tensione continua fra capitalismo personale e precariato.
Creatività digitale e sviluppo locale è un ampio progetto di ricerca co-finanziato dalla Fondazione CRT e torinonordovest, realizzato con il supporto della Fondazione ISI e del Dist (Università e Politecnico di Torino), durato diciotto mesi. L’obiettivo conoscere i profili, i bisogni, le aspettative dei professionisti della creatività digitale (media oriented), per stimolare una riflessione sulle politiche di sostegno a tali professioni. Il lavoro è stato organizzato in due fasi: la prima prevedeva una indagine focalizzata su un campione ristretto di testimoni privilegiati; la seconda di realizzare una survey nazionale aperta ai professionisti.
Cosa ci dice la ricerca? Secondo i primi risultati parziali, i creativi digitali si mostrano altamente specializzati, entrano nel mercato del lavoro relativamente presto, spesso patiscono la mancanza di un adeguato riconoscimento sociale del proprio lavoro e alle competenze espresse. Allo stesso tempo, si tratta di professionisti molto consapevoli e motivati, che considerano irrinunciabili elementi professionali come la passione (la dimensione del piacere legata a ciò che si fa), la relazione (fare qualcosa insieme agli altri e per gli altri), l’esplorazione (mutare, rinnovarsi, imparare, percorrere strade diverse e innovative), la libertà (di idee e di tempo), l’espressione di se stessi attraverso un atto creativo.
Sono i confini scientifici di un dibattito che fa da cornice alla realtà concreta delle professioni digitali e dei giovani che si impegnano in questo campo. Negli ultimi mesi, l’indagine cercherà di rispondere alla domanda chi sono veramente, come operano, quale cultura professionale condividono, che problemi affrontano e quali traguardi immaginano per il proprio futuro questi giovani professionisti?